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documentazione tecnica

Farete 2016: “Grazie a tutti coloro che ci hanno fatto visita”!

E anche l’edizione 2016 di “Farete” è terminata.
Vogliamo ringraziare tutte le persone, conoscenti e non, che sono passate dal nostro stand anche per fare solo due chiacchiere. E’ stata un’occasione per salutare vecchi amici e conoscerne di nuovi.

Il valore aggiunto della nostra agenzia è rappresentato proprio dalle relazioni che instauriamo con i nostri clienti.

Quest’anno ci siamo presentati alla nuova edizione dell’evento bolognese con una grafica completamente rinnovata e con l’aggiunta di un nuovo servizio: “Ufficio stampa & social”. Abbiamo potenziato la nostra struttura e abbiamo “messo in moto” una nuova macchina che percorrerà diversi km viaggiando oltre confine.

Siamo felici e orgogliosi.
Medhiartis è proprio questo: un concentrato di entusiasmo e professionalità e, a completare il tutto, un po’ di pazzia.
Ancora una volta,
grazie.

Il team di Medhiartis

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Medhiartis tra innovazione e crescita aziendale a Farete 2016

Stiamo ultimando gli ultimi dettagli per la partecipazione a Farete, Bologna, dal 5 al 6 settembre.
Veniteci a trovare al padiglione 15 stand N58 – P57.

Medhiartis presente anche alla scorda edizione farete 2015

Medhiartis presente anche alla scorsa edizione Farete 2015

Acquisire l’esatta terminologia per una corretta comunicazione. Questo è lo spirito di Medhiartis che, nel corso degli anni, ha approfondito l’aspetto della terminologia cercando di fare comprendere ai suoi clienti, o potenziali tali, quanto sia importante realizzare un glossario terminologico proprietario per ottenere un aumento nella qualità della comunicazione in senso lato. Un’idea progettuale assolutamente innovativa quella di Medhiartis, nata dall’incontro tra Gianluca Ranieri e Nicola Ognibene, professionisti con ventennale esperienza nel mondo della comunicazione e della documentazione tecnica, che sono riusciti a integrare queste due realtà per rispondere all’esigenza crescente di realizzare servizi già finalizzati al commercio internazionale.

“La nostra azienda”, spiega Gianluca Ranieri, “ha affrontato questi anni di cambiamento investendo su tecnologia e formazione e, grazie a questo connubio, è riuscita ad affermarsi a livello nazionale, e internazionale, nell’ambito della comunicazione tecnica. Una sfida che, nel corso del tempo, si è rivelata vincente, come confermano l’incremento del fatturato e il potenziamento dell’organico con nuove assunzioni”.

L’agenzia di comunicazione bolognese, negli ultimi mesi, ha rilanciato il proprio sito introducendo alcuni importanti accorgimenti. Da una veste grafica indubbiamente più moderna e accattivante a sezioni tematiche approfondite e facilmente fruibili, grazie ad una consultazione semplice e intuitiva. Un restyling che si affianca alla costante presenza di Medhiartis sui principali social network (Facebook, Twitter e Instagram in primis), con continui aggiornamenti sulle diverse attività, e alla partecipazione ad eventi fieristici. Medhiartis offre una comunicazione multilingue che esula dal concetto, ormai superato, della semplice trasmissione di informazioni e/o dati. La giovane azienda bolognese, grazie a delle professionalità specifiche e variegate, fornisce una capacità tecnica di comunicazione che si riveste di diversi linguaggi: tecnico, grafico e linguistico.

“Quando prendiamo in carico un progetto – continua Ranieri – pensiamo e progettiamo soluzioni complete, a livello sia contenutistico che grafico, che possano valorizzare il prodotto o il servizio in questione. Medhiartis, grazie all’unione di professionisti tecnici e grafici, ha sviluppato una competenza approfondita di tutte le diverse fasi del processo produttivo, perfettamente complementari e consequenziali”.

Anche quest’anno, come annoverato precedentemente, il 5 e 6 settembre, Medhiartis prenderà parte a Farete, la quinta edizione della due giorni dedicata alle imprese bolognesi organizzata da Unindustria Bologna in scena nei padiglioni di BolognaFiere. “Siamo un’agenzia di comunicazione che accoglie un’idea per poi svilupparla a 360° a seconda delle esigenze del cliente. Per informazioni: marketing@medhiartis.com.

L’Ufficio stampa.

“Come usare Facebook per la propria azienda”, da settembre parte il ciclo di seminari targato Oliver e Medhiartis

Come sfruttare al massimo Facebook per il business. Creare e gestire una fan page e monitorarne settimanalmente i risultati; segmentazione e profilazione dell’utenza con successivo lancio pubblicitario a pagamento. Parleremo di questo e di molto altro venerdì 14 ottobre, in sede Liberex, via Barberia n. 22, Bologna. Il seminario rientra nel ciclo dei corsi di aggiornamento promossi da Oliver Formazione (qualificato nelle docenze specialistiche e nella gestione aziendale) con la collaborazione di Medhiartis.

Formazione - cicli di seminari targati Oliver/Medhiartis

Un’idea nata per i soci Liberex e, successivamente, estesa a tutti, anche alle aziende esterne e non aderenti al progetto.
Una grande opportunità di formazione-informazione per affinare alcune competenze tecniche e individuarne di nuove.

La formazione consente di aumentare la capacità di apprendimento delle persone mentre lavorano e, se ben organizzata, permette di sviluppare e “capitalizzare” la conoscenza e l’esperienza acquisita partendo dal comportamento quotidiano di ognuno.

Il ciclo di seminari vorrà essere una piccola guida, dal forte orientamento operativo, che illustrerà diversi aspetti parlando di: social network per fare business, appalti europei e i criteri per partecipare ad una gara d’appalto, efficienza energetica nelle imprese, la selezione del personale all’interno di un’azienda.
I relatori dei corsi sono tutti professionisti con consolidata esperienza. Sarà possibile partecipare a un solo seminario oppure acquistare il “pacchetto” completo.

Per qualsiasi informazione o per ricevere tutti i dettagli dei corsi potete scrivere a:
comunicazione@medhiartis.com.

Ufficio Stampa Medhiartis

L’umanizzazione di Sally, una finestra sul mare per i piccoli pazienti oncologici

Nel reparto pediatrico oncologico dell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna esiste un’isola meravigliosa dove i piccoli pazienti possono sognare e immaginare il profumo del mare, lo stridio dei gabbiani, il calore di una giornata d’estate. Un allestimento che permette di ricreare, e rivivere, giornate estive spensierate illuminate da un sole che, per i bambini malati, altro non è che un attivatore naturale per i tumori. Così come delle finestre semiaperte, con dietro un disegno da scoprire, rappresentano per i bambini affetti dalla sindrome di down un piacere talmente grande tanto da superare la difficoltà di dare impulso, con la mente, alla mano.
L’ambiente per questi bambini è la cura.
Si chiama umanizzazione e, personalmente, fino a due giorni fa, non sapevo cosa fosse.
Umanizzare gli ambienti sanitari vuole dire renderli, per l’appunto, più umani: rispondendo a un concetto alberghiero di accoglienza.

Un incrocio di sguardi fortunato ha attirato la mia attenzione nel corso dell’ Exposanità: fiera, in corso a Bologna dal 18 al 20 maggio, dedicata all’innovazione tecnologica in ambito della sanità e dell’assistenza.
Ci sono incontri casuali, inaspettati.
Non sono fortuite, invece, le sensazioni.
Sto parlando di quelle percezioni che ti conducono, involontariamente, nel posto giusto al momento giusto.
In sociologia della comunicazione la chiamano “serendipity”: neologismo che indica la fortuna di fare scoperte felici per puro caso.

La mia serendipity ha un nome e un cognome: si chiama Sally Galotti, designer e cartoonist. Anni di esperienza dapprima in comunicazione pubblicitaria presso il Gruppo Mediaset; come animatrice e storyboard presso l’Accademy Disney, poi. Ideatrice e realizzatrice del sistema di Umanizzazione Pittorica, Sally ha iniziato la sua esperienza nel 1977 in Romania, collaborando con il noto giornalista Mino Damato.
Dalla passione alla professione, il salto è stato breve.

Sally Galotti

Sally Galotti

“In Romania ho lavorato in un orfanotrofio – spiega Sally – e ho vissuto sulla mia pelle la sofferenza dei bambini malati di AIDS. Tutto quello che ho sentito e visto basta per scrivere un libro”.
Tornata in Italia una sola domanda rimbombava prepotentemente nella sua testa: “Cosa sto facendo di buono nella mia vita?”.

“All’epoca quando ho cominciato – prosegue Sally – il concetto di ‘umanizzazione’ era ancora vago. Chiesi supporto al Dipartimento di Ricerca di Psicologia dell’Alma Mater di Bologna, in particolare alla docente Fiorella Monti, che mi ha seguito in un percorso di ricerca e studio per misurare la qualità affettiva degli ambienti. Questa è l’umanizzazione: la qualità affettiva degli ambienti. Studiando e ricercando, attraverso dei questionari somministrati prima e dopo gli allestimenti, ho cominciato con la ricerca scientifica e ho visto che le percezioni del bambino e dell’adulto, nel disagio non sono come quelle delle persone nell’agio. Abbiamo analizzato, a seconda delle diverse patologie, il design giusto”.

Design: colore, personaggi, animazione.
Per un bambino essere ricoverato, anche per una semplice appendicite, può diventare un trauma che lo rende un ansioso tutta la vita.
I piccoli pazienti devono riuscire a contenere il trauma del ricovero, del dolore.
Un evento che non deve essere dimenticato ma scorporato nel tempo.

I lavori di Sally Galotti

I lavori di Sally Galotti

“L’umanizzazione – conclude – è un lavoro innovativo, c’è molta psicologia in quello che faccio. Ho lavorato tanto con il professor Albertini del San Raffaele di Roma, emblema della riabilitazione pediatrica. Mi ha insegnato tantissimo, soprattutto che l’ambiente cura. E’ vero. I bambini, quando arrivano in una struttura pediatrica, devono essere accolti come in un teatro. C’è tutto un mondo da scoprire”.

Tutti i materiali utilizzati da Sally sono certificati e in linea con le normative europee in vigore. Dopo aver girato il mondo è tornata a casa e, oggi, ha una figlia di 8 anni.
A Forlì ha il suo ufficio e da lì parte tutta la sua rete di distribuzione.
Le strutture a cui si rivolge sono: pediatria, maternità, nidi, radiologie senologiche e tutte le specialità mediche.
Ogni giorno, nonostante le innumerevoli difficoltà, sposa il suo progetto con coraggio e risolutezza.

Il sistema di Umanizzazione Pittorica di Sally Galotti, elaborato negli anni e pensato come strumento al servizio delle diverse discipline mediche, dall’accoglienza alla riqualificazione degli ambienti sanitari, in molti casi è diventato parte olistica dell’ospedale che “CURA”.

Antonella Oliva
Ufficio stampa Medhiartis

Un vestito all’uncinetto e multicolor: comunicatori non si nasce ma si diventa

Nutro una passione impulsiva e naturale verso qualsiasi forma di comunicazione.
Non importa che si tratti di un aperitivo in compagnia o di un seminario professionale sugli uffici stampa istituzionali. L’unica cosa veramente importante è la condivisione della conoscenza, l’apprendimento e lo scambio intergenerazionale di idee.

Non so dire, esattamente, quando ho capito di voler fare della comunicazione la mia professione. Non so dare una collocazione temporale precisa a una scelta diventata, giorno dopo giorno, una consapevolezza profonda. Vera, desiderata.
E, ancora oggi, se dovessi scegliere cosa fare non potrei prediligere altro. Ho bisogno di fare comunicazione. La fortuna è stata la capacità di comprendere che questa “sorella”, così sfaccettata e mutevole può prestarmi, all’occorrenza, vestiti vari e multiformi.

Non mi sono mai fermata. Mai arresa. Non ho mai aspettato passivamente che qualcosa potesse cambiare o, sorprendentemente, mi potesse cadere davanti ai piedi. Non ho mai pensato che a causa di una professione, negli ultimi anni inflazionata, questo mondo non avesse bisogno di comunicatori capaci, coraggiosi.

Antonella Oliva, ufficio marketing e comunicazione Medhiartis

Antonella Oliva, ufficio marketing e comunicazione Medhiartis

Una volta conseguita la laurea specialistica a Roma “Sapienza” in editoria, comunicazione multimediale e giornalismo ho cominciato a firmare i primi articoli di carta stampata in un quotidiano locale viterbese.
Inspiegabile l’emozione della pubblicazione. Mio padre ancora oggi conserva, come un oracolo, un collage dei miei articoli di giornale con la dicitura, a caratteri cubitali, “primi articoli di Antonella”.
Per quei “pezzi” non sono stata mai retribuita ma, la soddisfazione e l’orgoglio che ho visto nei suoi occhi, mi hanno ripagata di tutti i redazionali che ho scritto e che scriverò in futuro. Proprio nel corso di questa esperienza professionale mi sono scontrata con i colleghi, molto più grandi di me, che con instancabile determinazione continuavano a ripetermi che il giornalismo in Italia non paga e quindi, responsabilmente, dovevo dedicarmi a fare altro. Nonostante le previsioni apocalittiche di un futuro di stenti ho proseguito senza mai tornare indietro. E ripeto, mai.

Dopo pochi mesi sono diventata redattrice ordinaria di un quotidiano online approdando al nuovo mondo del web. Il primo contratto e il primo stipendio degni di essere chiamati tali. Successivamente, dopo 4 anni, una nuova specializzazione come libera professionista: addetta stampa istituzionale per diversi Comuni e associazioni della provincia di Viterbo.

Passano due anni e faccio un nuovo salto.
Questa volta nel buio.
Ho cambiato città, regione, lavoro.
Ho avuto paura. Ho respirato profondamente, mi sono tappata il naso e mi sono immersa in una realtà completamente diversa da quella vissuta fino a quel momento. Anche questa volta, la comunicazione, non mi ha delusa e mi ha accompagnata in un nuovo e avvincente percorso. Ho imparato a utilizzare innovativi strumenti professionali; ho conosciuto colleghi capaci e sono alle dipendenze di nuovi responsabili.

Penso che non si nasca comunicatori, ma sono certa che con impegno e forte senso di sacrificio si possa diventare dei bravi professionisti. Le mie scelte, spesso imprudenti, mi hanno aiutata a indossare questo vestito che a me piace tanto.
L’ho scelto, ma non l’ho comprato.
L’ho cucito appositamente su di me: all’uncinetto e multicolor.

Antonella Oliva
Ufficio stampa Medhiartis

La comunicazione e la Rete: la rivoluzione antropologica si chiama Google

Il primo click 30 anni fa nella città di Pisa.

Era la fine del mese di aprile all’Istituto Cnuce del Cnr.
Pisa, quarta città d’Europa.
L’Italia apriva la porta all’era della tecnologia.
Il segnale viaggiò attraverso la stazione di Telespazio al Fucino (L’Aquila) e da lì al satellite Intelsat collegato a Roaring Creek in Pennsylvania.
Andata e ritorno.

Da quel momento, in poi, una rivoluzione globale ha preso piede.
Inarrestabile.
Improvvisa, disarmante, prepotente.
Uno sconvolgimento che ha solleticato le curiosità di tutti e ha  favorito l’apprendimento e l’acquisizione di nuovi strumenti.

foto-GOOGLE

Elisabetta Tola, esperta di giornalismo nativo-digitale e media training di Google News Lab (divisione di Google all’interno del quale un gruppo di professionisti lavorano a supporto dei giornalisti) parla di come Google Search ha cambiato il mondo e il modo di pensare, lavorare. “Nel 1998 nacque Google Search – spiega – che non è solo ed esclusivamente un motore di ricerca. Negli anni si è diversificato diventando tante cose. Oggi è una piattaforma multiforme che offre innumerevoli possibilità”.

Un cambiamento antropologico che ha trasformato la storia e le esigenze dell’uomo. Una rivoluzione gestita dall’individuo stesso che gli ha permesso di esplorare, gestire, nuove situazioni prima sconosciute. La rivoluzione digitale intrapresa da Google ha sancito nuove sfide rivestendosi, negli anni, di credibilità e fiducia da parte degli internauti.

Alcuni dati, sempre utili:
3 miliardi di ricerche al giorno;
432k video caricati quotidianamente su youtube;
972k numero di articoli diffusi ogni giorno.

Ricerca avanzata, dati pubblici, selezione per immagini e Google trends.
Tutto è ormai nelle nostre mani e nelle nostre menti.
Google ci conosce… mentre noi, poco alla volta, stiamo imparando a conoscere Google e i suoi molteplici strumenti di facile utilizzo.

Antonella Oliva,
Ufficio Stampa Medhiartis

StartupDay2016, “C’era una volta… la metafora dell’alfabeto”

Lo StartupDay 2016 dell’Università di Bologna che si è svolto ieri, nella splendida cornice del teatro comunale in piazza Verdi, ha raccontato delle belle storie. Protagonisti indiscussi di una giornata full immersion di incontri, confronti e presentazioni sono stati i ragazzi, studenti e neo laureati, con aspirazioni imprenditoriali. Presenti i 30 startupper, selezionati tra i 144, che hanno partecipato alla call for ideas chiusasi il 10 marzo.

StartUpDay2016 - Università di Bologna

StartUpDay2016 – Università di Bologna

“C’è chi, con 21 lettere, è riuscito a dar vita a un capolavoro come la Divina Commedia; e chi, invece, partorisce un testo sgrammaticato”.
Questa, però, è un’altra storia e l’ha raccontata la professoressa Rosa Grimaldi (delega all’Imprenditorialità all’Università di Bologna) definendola “la metafora dell’alfabeto”. Una bella lezione di imprenditorialità e strategia aziendale.

E’ fondamentale, in un progetto imprenditoriale, la capacità dell’individuo di passare dalla fase della desiderabilità al progetto al piano della fattibilità: quindi la trasformazione in qualcosa di concreto che trova la massima espressione nella resilienza, la dedizione, l’impegno e il metodo.
Queste sono tutte caratteristiche degli individui importanti.

“Mi piace – ha spiegato la professoressa Grimaldi – unire l’individuo al contesto. Quest’ultimo è esogeno e noi dobbiamo lavorare per creare, all’interno della circostanza, delle condizioni favorevoli”.
Il vero motore dei processi imprenditoriali sono gli individui.

“Ciascuno di voi, con la propria unicità  – ha proseguito sempre la professoressa Grimaldi rivolgendosi agli studenti presenti all’evento – ha una chiave di lettura diversa del contesto. Le 21 lettere dell’alfabeto vi mettono nelle condizioni di poter partorire delle idee e creare dei progetti; dopodichè la capacità di saperle utilizzare è endogeno”.
Importante è l’abilità di interpretare e utilizzare il contesto in modo favorevole per dare fiato a quelle che sono le passioni e renderle vincenti.

Stiamo vivendo un cambiamento sociale imprevedibile che necessita di innovazione e nuove professionalità con  rilevanti capacità progettuali.

www.medhiartis.com

Antonella Oliva

Ufficio Stampa Medhiartis

 

E’ nata l’app che rivoluzionerà il modo di fare economia grazie a un selfie

Sono tutti giovanissimi ma hanno già le idee molto chiare.
Ognuno di loro, con le competenze acquisite durante il percorso accademico, ha contribuito a brevettare una piattaforma innovativa e, dal punto di vista commerciale, avanguardistica.

Si chiama “JustSelfie” ed è stata selezionata tra le 30 startup più innovative (se ne sono presentate 300, ndr) che parteciperanno allo StartupDay, a Bologna, lunedì 18 aprile.

Sì, proprio così.
Un semplice selfie, pratica esercitata quotidianamente da 93.000.000 di persone, rivoluzionerà il modo di fare e percepire l’economia. Sia per le attività commerciali che decideranno di contribuire, gratuitamente, al progetto; sia per i potenziali acquirenti del prodotto/servizio in vendita.

Dal 15 maggio sarà possibile scaricare e installare l’app Android dal Google playstore e Ios per Iphone. E’ proprio il caso di dirlo: #savethedate.

 

Da sinistra Francesco Schipa (CEO); Giovanni Zanichelli (COO) JustSelfie

Da sinistra Francesco Schipa (CEO); Giovanni Zanichelli (COO) JustSelfie

 

Una piattaforma two-sided-market di coupon che permetterà al cliente di scattarsi un selfie all’interno di un’attività commerciale in cambio dello sconto che l’esercente sarà disposto a offrire. La foto verrà condivisa attraverso l’app Just Selfie in uno o più social networks creando pubblicità virale per il commerciante. Il bisogno del cliente è quello di risparmiare; quello dell’esercente, invece, è di creare pubblicità al minor costo portando più persone all’interno della propria attività commerciale. “La nostra mission – spiega Francesco Schipa, CEO di JustSelfie – è aiutare le attività commerciali (ristoranti, pub, cinema, teatri, parrucchieri o centri estetici) vittime della crisi di questi ultimi anni. Un aiuto che si concretizzerà in clienti fidelizzati grazie a un meccanismo di cash-back spendibile all’interno dello stesso esercizio commerciale”.

L’aspetto social come vantaggio competitivo.
La foto che verrà condivisa dai clienti attraverso la piattaforma “JustSelfie” avrà in automatico la localizzazione del negozio permettendo, così, di far riconoscere visibilmente a tutti gli amici del cliente in quale locale si trova e, quindi, il logo. Inoltre la foto comparirà nella pagina Facebook del commerciante che si convertirà, quindi, in pubblicità gratuita.

Per saperne di più: www.justselfie.it

Antonella Oliva
Ufficio stampa Medhiartis

MulfariImbianchini 2.0, Diego: “Ho salvato l’azienda di famiglia grazie al web”

Il cartello indicava una sola strada: 2.0.
Diego e la sua famiglia, nonostante le prime reticenze di Felice, decidono di intraprenderla. Da lì, a diventare i primi imbianchini digitali d’Italia, il salto è davvero breve. Ma cominciamo con ordine.
E’ il 2011 quando Felice Mulfari, imbianchino professionista di Besana in Brianza, sta valutando se chiudere o meno l’attività. Un giorno, l’intuizione di suo figlio Diego, esperto di web marketing con laurea in Comunicazione di Massa e Nuovi media e laurea specialistica in Comunicazione ed Editoria Multimediale lo porta ad avventurarsi in un un nuovo percorso, per suo padre del tutto sconosciuto. Il viaggio che funziona percorre la strada del web: stimolante, innovativa ma, soprattutto, vincente.

Quando ho letto la tua storia ne sono rimasta affascinata.Ho apprezzato molto il coraggio e il desiderio di mettere al servizio della tua famiglia le competenze acquisite nel corso della formazione universitaria. MulfariImbianchini 2.0 è una bella storia; una di quelle che vanno raccontate e diffuse perché è un un racconto positivo e in continua evoluzione. Un esempio di come la creatività e la capacità dei giovani, nell’era digitale, possono essere d’aiuto alle vecchie e tradizionali generazioni. MulfariImbianchini 2.0, qual è l’incipit di questa storia? E’ come i “saperi antichi” uniti alle nuove tecnologie siano, secondo me e mio padre, il presente e il futuro della piccola e media impresa italiana”. Grazie al nostro progetto da veri imbianchini digitali, ci siamo accorti come il futuro delle imprese italiane non passi solo attraverso le startup, ma soprattutto attraverso le imprese innovative. Bisogna innovare non solo sui prodotti, ma anche sui processi di acquisizione clienti. E noi facciamo proprio questo.

L’azienda di famiglia è passata da “offline” a “online”: quali strumenti utilizzate per comunicare e come lo fate? Abbiamo creato un vero e proprio sistema di vendita, che attraverso i social network (Facebook tra tutti) ed email mirate cerchiamo di sedurre i potenziali clienti che arrivano dal Web a scegliere mulfarimbianchino.com come partner per tinteggiare i loro appartamenti. Ovviamente abbiamo anche un sito web  (www.mulfarimbianchino.it) e utilizziamo i portali di lead generation (come habitissimo.it) per generare sempre nuovi prospect.

Questa “cambio di rotta” verso nuovi mondi digitali sta portando a dei risultati concreti in termini di fatturato? E, se sì, puoi illustrarci dei numeri? Il progetto ha generato oltre 150 clienti dal gennaio 2012 data di apertura del nostro blog www.mulfarimbianchino.com  con un aumento
del fatturato del 10% di anno in anno. Un crescendo lento ma costante, un risultato ottenuto anche grazie alla crescita degli utenti di Internet e all’educazione al nostro servizio che abbiamo fatto in maniera sistematica, attraverso i nostri canali web (una tra tutti email marketing).

Sono curiosa di sapere come tuo padre, il caro Felice, ha accolto questa tua “ondata” di innovazione. La contaminazione, se così vogliamo chiamarla, è stata semplice e di facile digestione o, al contrario, di difficile comprensione iniziale? All’ inizio, e non solo, il caro Felice era assolutamente refrattario al salto digitale: semplicemente non ci credeva. Non nascondo che gli scontri sono stati parecchi e anche non sempre “soft”: lui mi esortava a chiudere il “discorso Web” mentre io insistevo con una vision a lungo termine. Ci credevo veramente e mia madre ne ha fatto le spese, dovendo mediare al centro di questi due mondi, il passato e il futuro.

 

Da sinistra: Felice e Diego Mulfari. I nostri imbianchini digitali 2.0.

Da sinistra: Felice e Diego Mulfari. I nostri imbianchini digitali 2.0.

Coniughiamoci al futuro. La tua storia è in continua evoluzione. Programmi a breve e lungo termine? Dopo cinque anni di duro lavoro, l’azienda di mio padre è stata ormai da me automatizzata, quindi si può dire che cammina sulle sue gambe. Dal canto mio mi occupo di aiutare altri artigiani e commercianti che richiedono la consulenza per ricalcare il successo della nostra storia. Su lungo termine vorrei essere sempre di più un punto di riferimento per la rinascita economica degli artigiani e piccoli professionisti in questo Paese: niente per me è più gratificante che dare una mano a chi ne ha bisogno, e la mia attività di marketer mi permette di generare costantemente valore nell’ economia reale.

In conclusione. Vorrei che questa tua esperienza desse un segnale positivo a tutte le persone che possono vedere in te e nella tua attività uno stimolo positivo a reagire nonostante le difficoltà occupazionali del momento. Qual è il consiglio che vuoi dare a tutte le persone che ti stanno leggendo? Il primo consiglio che voglio dare è di affidarsi, per lo meno inizialmente, a un professionista del marketing scientifico e non ai creativi dell’ultima ora. Fate in modo di creare business che abbiano le gambe, siano diversificati dalla concorrenza e lavorate sui numeri. Fate gli imprenditori, insomma, e imparate ad educare i vostri clienti al vostro prodotto o servizio. Create aziende scalabili e automatizzate e godetevi la vita!

Diego saluta gli amici di Medhiartis: GUARDA IL VIDEO!

Antonella Oliva
Ufficio stampa Medhiartis

 

L’avvocato è sempre più “social”

La notizia è recente ed è stata pubblicata da Italia Oggi Sette.
Il Consiglio nazionale Forense si è adeguato agli evidenti cambiamenti in tema di comunicazione e marketing modificando l’articolo 35 del codice deontologico per una corretta informazione con l’apertura della comunicazione agli strumenti social: Linkedin, Facebook, Twitter, Instagram.

E’ arrivato il momento che anche gli studi legali valorizzino questa opportunità di comunicazione e networking in chiave di posizionamento e business development attraverso un approccio efficace, di medio periodo e soprattutto pensato. Non si può rimanere inermi davanti al cambiamento. Bisogna differenziarsi.

Una variabile determinante per il successo di campagne di comunicazione social è il tempo e la disponibilità delle risorse professionali. Il problema generale è la mancanza di tempo: i social necessitano di una figura dedicata per poter studiare ed esplorare le possibilità offerte.

Medhiartis con il “Servizio di Ufficio stampa e gestione social” segue, contemporaneamente, tutta la gestione dei social network per promuovere qualsiasi tipo di realtà: si tratti di attività commerciali o, per l’appunto, di studi professionali.

Un supporto che prevede un aggiornamento costante e quotidiano.

Avvocati e studi legali sempre più social

Avvocati e studi legali sempre più social

 

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