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Marta Pelizzi, la perdita della vista a 18 anni la fa riscoprire una social media manager affermata

di Antonella Oliva

28 anni, calabrese di origini, imolese d’adozione.

Due sorelle, un fratello e zia di tre nipoti.

Si chiama Marta Pellizzi ed è una social media manager affermata.

Un passato difficile, doloroso: perdere la vista a 18 anni a causa di un tumore cerebrale.

Il buio, all’improvviso, che entra prepotentemente senza chiedere il permesso, senza alcuna pietà; mette tutto a soqquadro ed esce stravolgendo un’esistenza.

Ma Marta ha saputo contrastare le sue debolezze e vincere le paure.

Come? Accettando il proprio destino prendendolo per mano: riscattandosi e reinventandosi.

Nella foto: Marta Pelizzi

Nella foto: Marta Pelizzi

Chi era Marta prima dei 18 anni?

Una ragazza riflessiva, timida e introversa. Molto più chiusa, sulle mie, non avevo un carattere ben sviluppato. Poi, ovviamente, con il tumore sono cambiata anche a livello caratteriale diventando molto più caparbia, duttile ed espansiva.

Sei la prova che le persone possono cambiare.

Sì, assolutamente. A 18 anni c’è stato il punto di inizio di una nuova vita. Fino al giorno prima ero tranquilla a casa mentre il giorno dopo mi sono ritrovata in ospedale con una diagnosi disastrosa. Nei mesi precedenti avevo subito un po’ di perdita della vista, ma nessuno avrebbe mai immaginato un problema così serio. Dopo l’intervento chirurgico, e quindi l’esportazione del tumore, la vista è andata via perché il nervo ottico era completamente stressato. Per un certo periodo di tempo sono stata non vedente, dopo un po’ la situazione è migliorata e ora sono ipovedente.

Quanta forza è necessaria per affrontare la perdita della vista a 18 anni?

Ce ne vuole molta, moltissima. È come se ti mettessero una mascherina davanti agli occhi; devi riadattarti e potenziare gli altri sensi. Serve tantissima forza: se non la hai ti lasci andare ed è finita. Soprattutto in un’età critica come i 18 anni.

Qual è l’immagine che ricordi con più trasparenza nella tua mente? Una situazione, una persona…

È difficile perché anche l’immaginazione svanisce. Praticamente quello che vedevi prima lo immagini con la vista di oggi. Anche i sogni. La vista influisce sull’immaginazione, sui ricordi. Sulle immagini, appunto. Così anche il volto di mia madre.

Lavori come libera professionista nell’ambito del social media marketing. Quali studi hai fatto per poterti specializzare in questo settore e diventare un’affermata professionista?

In realtà il mio sogno era quello di diventare architetto. Ora mi sto laureando in scienze della comunicazione. Non ho fatto studi specifici in questo settore, se non frequentando lo stage curriculare ed è stato, da quel momento in poi, che ho avuto la spinta di interessarmi a questo ambito. Mi sono formata e autoformata. Ho fatto tanta pratica, ma tanta tanta. È un esercizio che mi serve molto anche per la memoria.

Tra i social qual è quello che prediligi?

Twitter lo preferisco per due motivi: uno perché è meno invasivo rispetto a Facebook; due, perché mi sento molto a mio agio. Anche i social, purtroppo, hanno il problema dell’accessibilità, non è una cosa da sottovalutare per una persona non vedente o ipovedente.

Quali sono gli strumenti che utilizzi di più nel tuo lavoro? Lettori di schermo, ingrandimenti e accorgimenti in relazione al contrasto.

Marta, il limite è quello che rivolgi a te stessa o che ti avanzano gli altri?

Il limite è semplicemente fisico: so esattamente fino a che punto posso sforzare la vista, oltre non posso andare. Limiti mentali non ce ne sono: né da parte degli altri, né da parte mia. Nessuno me ne ha mai imposti.

Se dovessi rivolgerti ad altri ragazzi non vedenti che sono in procinto di cercare lavoro quale consiglio professionale e morale daresti?
Decidete il lavoro che amate fare, non adattatevi mai a una professione che non vi piace. Nonostante la disabilità. Non ascoltate le persone che vi consigliano di svolgere un lavoro piuttosto che un altro, anzi. Proseguite nei sogni, nei vostri desideri. Non fermatevi e andate sempre avanti. Non mollate, continuate con i vostri progetti nonostante le difficoltà che non mancheranno mai. Una soluzione la troverete sempre.

Nuovi traguardi da raggiungere per il futuro?

Ho in mente varie vite da scrivere, sto portando avanti anche il discorso della formazione. Voglio crescere e farmi conoscere sempre di più, svolgendo questa attività al meglio.

Ad oggi il tuo più grande ringraziamento a chi è rivolto?
A mia mamma. A lei devo veramente tutto l’aiuto di questo mondo.

L’Ufficio stampa Medhiartis

Medhiartis, un “assaggio” a Farete 2017

Il team di Medhiartis anche quest’anno rinnova la presenza a Farete in programma a Bologna il 6 e 7 settembre (padiglione n. 15, stand P-6). Una ricetta da seguire accuratamente. Tanti ingredienti diversi: serietà, metodo, relazioni, creatività. Un cucchiaio per mescolare perché il piatto risulti un’armonia di sapori.Agenzia di comunicazione tecnica, da anni porta avanti un progetto che ha, come fulcro, la relazione con i clienti. È proprio per loro che elabora idee sempre innovative, creative, personalizzate. Negli ultimi anni la società si è affermata come unico fornitore che racchiude in sé tutte le fasi del processo di comunicazione tecnica, per rispondere alla crescente esigenza di realizzare servizi già finalizzati al commercio internazionale.

 

Medhiartis - Farete

Medhiartis conferma la presenza a “Farete 2017”

I motori che muovono la macchina aziendale sono un conglomerato di idee ed energie che, seppur eterogenee, appaiono essenziali per garantire efficienza e originalità. Settori diversificati ma allo stesso tempo accomunati da competenza e professionalità. Oltre ai servizi riferiti alla documentazione tecnica (dalla redazione alla personalizzazione grafica) di manuali d’uso, manutenzione di officina, il team dell’agenzia si occupa anche delle successive traduzioni multilingua. I servizi linguistici si estendono anche alla localizzazione di software, interpretariato e traduzioni giurate.

Per rispondere alle esigenze del cliente, ottimizzando tempi e costi, il settore delle soluzioni software supporta la gestione, la compilazione e la condivisione di tutta la documentazione tecnica, con una modalità dedicata al cliente specifico. Non manca, di certo, una buona dose di creatività, che abita l’ufficio grafico, con esperti in web design, studio e creazione del corredo aziendale. Estro e fantasia caratterizzano l’ufficio comunicazione e marketing, che gestisce anche l’attività social di pagine aziendali.

“La nostra forza – concludono i soci fondatori Gianluca Ranieri e Nicola Ognibene – è la capacità di coniugare la professionalità con quel pizzico di coraggio necessari per elaborare progetti ambiziosi. Siamo un’azienda giovane che ama le relazioni in tutti gli aspetti e desidera che anche il cliente ne tragga beneficio. Abbiamo investito sulla tecnologia e sulla formazione per poter vincere le sfide che il mercato oggi ci propone”. L’appuntamento a Farete sarà un’occasione per conoscere più da vicino le sfaccettature di Medhiartis e fare un primo “assaggio” dei servizi che rendono l’agenzia unica rispetto a coloro che offrono comunicazione sui generis.Proprio come in cucina, i manuali tecnici, i cataloghi e le traduzioni sono una ricetta da seguire passo dopo passo, con i tempi indicati e con una precisa metodologia per mescolare gli ingredienti ed ottenere un piatto riuscito.

La comunicazione non è questione di gusti.

Vieni a trovarci a Farete: padiglione n. 15, stand P-6!

di Sara Pileri,

Ufficio stampa

comunicazione@medhiartis.com

www.medhiartis.com

Medhiartis “tutor” delle mobilità internazionali

Coraggio, lasciare tutto indietro e andare
partire per ricominciare
non c’è niente di più vero
di un miraggio
e per quanta strada ancora c’è da fare
amerai il finale”…

Già. Ce ne vuole di coraggio per decidere di fare un’esperienza all’estero. La Scuola Centrale Formazione lo sa bene e dal 2014 promuove la progettazione di esperienze di mobilità internazionale in Italia per accogliere studenti e tirocinanti nel migliore dei modi. La missione è l’educazione integrale dei giovani. Al centro di questo modello organizzativo c’è la rete associativa di SCF. Gli enti soci che aderiscono sorgono a livello locale, con lo scopo di offrire una possibilità di crescita del territorio. Se ne rintracciano complessivamente 45 tra nord, centro e sud Italia, distribuiti in 11 regioni. La loro attività spazia dalla formazione professionale all’orientamento, dall’alfabetizzazione per stranieri alla mediazione linguistica e culturale, dal sostegno alla disabilità ai servizi per il lavoro. La SCF apre le porte all’accoglienza di studenti e tirocinanti provenienti da tutta Europa con “Mob2You”, di cui la prima edizione si è tenuta a Bologna il 5 e il 6 luglio, con lo scopo di sensibilizzare, condividere e diffondere le comuni pratiche legate, appunto, alla gestione dell’accoglienza.

Ovviamente, Medhiartis c’era. Dopo aver ospitato in sede uno studente spagnolo, è ben lieta di continuare a formare studenti in Erasmus nei servizi linguistici e nelle traduzioni: due divisioni cardine dell’agenzia che sfruttano le competenze e le abilità di parlanti madrelingua. L’internazionalizzazione porta in sé un’opportunità di arricchimento culturale, lavorativo e anche economico per l’ente che accoglie.

Incarniamo tantissimi ruoli – afferma durante il convegno Irene Fontanelli che si occupa dell’accoglienza dei gruppi di studenti presso ESMOVIA a Valencia – . Siamo tutor, organizzatrici, psicologhe nei momenti di difficoltà, ‘zie’ acquisite, formatrici e professioniste. Il nostro lavoro è versatile e prevede di accompagnare i giovani durante tutto il percorso formativo. Siamo partecipi della loro crescita integrale: non solo professionale ma anche umana”.

di Sara Pileri,

Ufficio Stampa

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Modena Park si inchina a Vasco: “Ecco, la mia musica è una grande forma di comunicazione”

Sotto casa gli amici più cari: sombrero in testa e mandolini, chitarre, mestoli da cucina alle mani. Affacciata alla finestra la promessa sposa. Una serenata romantica il giorno prima delle nozze.

Le note di “Alba chiara” stringono in un unico abbraccio e in un’unica voce le emozioni, le tensioni, le speranze.

C’è una sensazione di sacro nella musica e nel cantare insieme. Qualcosa che si lega all’appartenenza, alla condivisione, al calore umano. Non è così diversa la sacralità che ha pervaso Modena in occasione del concerto di Vasco lo scorso sabato. Record mondiale di presenze paganti, senza contare quelle nelle piazze e nelle case italiane che hanno seguito da lontano il grande evento scatenando un karaoke unanime.

Che si tratti di una serenata o di un concerto, è la partecipazione a rendere unico il momento. E sapete qual è il termine che i latini utilizzavano per dire “partecipare alla mensa eucaristica”? Communicare.

“Se quando io dico ‘casa’ tu pensi alla tua casa e io ho in mente la mia – queste le parole di Vasco dopo aver conseguito, all’alba dei 53 anni, la laurea honoris causa in psicologia della comunicazione – ognuno prende le parole con il proprio significato, quindi per comunicare veramente a volte non bastano le parole; ci vogliono i gesti, le espressioni.
Ecco la musica è una grande forma di comunicazione. Se poi ci aggiungi le parole puoi arrivare facilmente al cuore. Ma le parole devono essere poche e perfette, oneste e sincere, secondo me le minime indispensabili. E c’è uno sforzo, una ricerca stilistica dietro a tutta questa semplicità. Questa è l’arte della canzone, che per me è una polaroid di emozioni. Toccare il cuore della gente è quello che ho sempre cercato di fare, e quando ci sono riuscito è stata la mia più grande soddisfazione, e ringrazio sempre il cielo e la chitarra”.

Cosa porta 220 mila persone ad affrontare il caldo, la fatica, la calca, le file interminabili? La home di Facebook, a due giorni dal concerto, è una carrellata di frasi, immagini, video. A pubblicarli sono adolescenti, ragazzi tra i venti e i trent’anni, ma anche ultracinquantenni che hanno conosciuto Vasco agli esordi: 3 generazioni ai piedi di un palco a racchiudere anni di storia e di esperienze condivise. Nelle sue canzoni c’è il coraggio del rock anni ’80 a sconvolgere la tradizione italiana del palco dell’ Ariston; c’è la sua “Vita spericolata” e “Siamo solo noi” che colpiscono gli indisciplinati e smuovono i regolari; c’è la trasgressione di “Rewind” a scatenare una cascata di reggiseni in diretta tv; c’è l’urlo che invita a non avere paura, a non cambiare abitudini neanche di fronte all’odio e alla guerra. Sono melodie che mettono in nota ideali, quelle di Vasco: la vita, le donne, la generazione di sbandati, i protagonisti. E anche qui, a chiudere, “Alba chiara”.

Per salutare quel “mondo” dell’ultima strofa che si è stretto sotto un’irripetibile alba, in un altrettanto irripetibile evento che segnerà la storia di tutti i tempi.

di Sara Pileri,

Ufficio stampa

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Web Marketing Festival #wmf17, Medhiartis “scala” la Piramide della credibilità

Il sorriso di una bambina.
Lo sguardo incredulo di chi ha contribuito a renderlo possibile.
Una frase: “ricevere ciò che non si può comprare”.

È con questo spirito che lo sorso week-end si è aperta l’edizione 2017 del Web Marketing Festival a Rimini, in una location, il Palacongressi, che rappresenta visivamente l’idea di co-evoluzione tipica del web marketing. Un luogo sostenibile per un evento sostenibile. E Medhiartis c’era per aggiornarsi sulle ultimissime novità del digitale e, nello specifico, sui metodi più attuali di fare marketing.
Il sociologo Francesco Morace ad introdurre, sul palco della plenaria, il tema della crescita tramite il digitale e quella che ha chiamato “Piramide della credibilità”.
Si tratta di una scala di valori, evoluzione della precedente, basata sulla “visibilità”: negli ultimi 10 anni le esigenze sono cambiate; non basta più essere rappresentati, ma si vuole essere riconosciuti. Non a caso in prima posizione dei “paradigmi del futuro” ci sono fiducia e condivisione: modelli diversi da quelli che la tv propone e radicati profondamente nel modo di essere e di pensare. Mai come ora si ha bisogno di condividere le proprie vite con gli altri, di costruire una reputazione, di sviluppare un’unicità contro l’idea di omologazione. Ci si sente unici e si desidera che anche gli altri percepiscano tale diversità. La comunicazione asettica, tipica del linguaggio del marketing di una volta, non è più l’unica alternativa. Il protagonista del video che ha proposto Morace non si arrende: al cinismo risponde con la fiducia, tanto da generare incredulità in se stesso e in quelle persone che prima ridevano dei suoi gesti credendoli sciocchi. Questo è il significato di reciprocità, rispetto e riconoscenza della famosa piramide.

La nuova frontiera del marketing è emozionale o, collettivamente riconosciuta e condivisa, relazionale.
Comunicare non basta più: è necessario metterci, anche, il cuore.
Per il video dell’intervento di Francesco Morace clicca qui:

 

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Sara Pileri

Ufficio stampa Medhiartis