La comunicazione e la Rete: la rivoluzione antropologica si chiama Google

Il primo click 30 anni fa nella città di Pisa.

Era la fine del mese di aprile all’Istituto Cnuce del Cnr.
Pisa, quarta città d’Europa.
L’Italia apriva la porta all’era della tecnologia.
Il segnale viaggiò attraverso la stazione di Telespazio al Fucino (L’Aquila) e da lì al satellite Intelsat collegato a Roaring Creek in Pennsylvania.
Andata e ritorno.

Da quel momento, in poi, una rivoluzione globale ha preso piede.
Inarrestabile.
Improvvisa, disarmante, prepotente.
Uno sconvolgimento che ha solleticato le curiosità di tutti e ha  favorito l’apprendimento e l’acquisizione di nuovi strumenti.

foto-GOOGLE

Elisabetta Tola, esperta di giornalismo nativo-digitale e media training di Google News Lab (divisione di Google all’interno del quale un gruppo di professionisti lavorano a supporto dei giornalisti) parla di come Google Search ha cambiato il mondo e il modo di pensare, lavorare. “Nel 1998 nacque Google Search – spiega – che non è solo ed esclusivamente un motore di ricerca. Negli anni si è diversificato diventando tante cose. Oggi è una piattaforma multiforme che offre innumerevoli possibilità”.

Un cambiamento antropologico che ha trasformato la storia e le esigenze dell’uomo. Una rivoluzione gestita dall’individuo stesso che gli ha permesso di esplorare, gestire, nuove situazioni prima sconosciute. La rivoluzione digitale intrapresa da Google ha sancito nuove sfide rivestendosi, negli anni, di credibilità e fiducia da parte degli internauti.

Alcuni dati, sempre utili:
3 miliardi di ricerche al giorno;
432k video caricati quotidianamente su youtube;
972k numero di articoli diffusi ogni giorno.

Ricerca avanzata, dati pubblici, selezione per immagini e Google trends.
Tutto è ormai nelle nostre mani e nelle nostre menti.
Google ci conosce… mentre noi, poco alla volta, stiamo imparando a conoscere Google e i suoi molteplici strumenti di facile utilizzo.

Antonella Oliva,
Ufficio Stampa Medhiartis

StartupDay2016, “C’era una volta… la metafora dell’alfabeto”

Lo StartupDay 2016 dell’Università di Bologna che si è svolto ieri, nella splendida cornice del teatro comunale in piazza Verdi, ha raccontato delle belle storie. Protagonisti indiscussi di una giornata full immersion di incontri, confronti e presentazioni sono stati i ragazzi, studenti e neo laureati, con aspirazioni imprenditoriali. Presenti i 30 startupper, selezionati tra i 144, che hanno partecipato alla call for ideas chiusasi il 10 marzo.

StartUpDay2016 - Università di Bologna

StartUpDay2016 – Università di Bologna

“C’è chi, con 21 lettere, è riuscito a dar vita a un capolavoro come la Divina Commedia; e chi, invece, partorisce un testo sgrammaticato”.
Questa, però, è un’altra storia e l’ha raccontata la professoressa Rosa Grimaldi (delega all’Imprenditorialità all’Università di Bologna) definendola “la metafora dell’alfabeto”. Una bella lezione di imprenditorialità e strategia aziendale.

E’ fondamentale, in un progetto imprenditoriale, la capacità dell’individuo di passare dalla fase della desiderabilità al progetto al piano della fattibilità: quindi la trasformazione in qualcosa di concreto che trova la massima espressione nella resilienza, la dedizione, l’impegno e il metodo.
Queste sono tutte caratteristiche degli individui importanti.

“Mi piace – ha spiegato la professoressa Grimaldi – unire l’individuo al contesto. Quest’ultimo è esogeno e noi dobbiamo lavorare per creare, all’interno della circostanza, delle condizioni favorevoli”.
Il vero motore dei processi imprenditoriali sono gli individui.

“Ciascuno di voi, con la propria unicità  – ha proseguito sempre la professoressa Grimaldi rivolgendosi agli studenti presenti all’evento – ha una chiave di lettura diversa del contesto. Le 21 lettere dell’alfabeto vi mettono nelle condizioni di poter partorire delle idee e creare dei progetti; dopodichè la capacità di saperle utilizzare è endogeno”.
Importante è l’abilità di interpretare e utilizzare il contesto in modo favorevole per dare fiato a quelle che sono le passioni e renderle vincenti.

Stiamo vivendo un cambiamento sociale imprevedibile che necessita di innovazione e nuove professionalità con  rilevanti capacità progettuali.

www.medhiartis.com

Antonella Oliva

Ufficio Stampa Medhiartis

 

E’ nata l’app che rivoluzionerà il modo di fare economia grazie a un selfie

Sono tutti giovanissimi ma hanno già le idee molto chiare.
Ognuno di loro, con le competenze acquisite durante il percorso accademico, ha contribuito a brevettare una piattaforma innovativa e, dal punto di vista commerciale, avanguardistica.

Si chiama “JustSelfie” ed è stata selezionata tra le 30 startup più innovative (se ne sono presentate 300, ndr) che parteciperanno allo StartupDay, a Bologna, lunedì 18 aprile.

Sì, proprio così.
Un semplice selfie, pratica esercitata quotidianamente da 93.000.000 di persone, rivoluzionerà il modo di fare e percepire l’economia. Sia per le attività commerciali che decideranno di contribuire, gratuitamente, al progetto; sia per i potenziali acquirenti del prodotto/servizio in vendita.

Dal 15 maggio sarà possibile scaricare e installare l’app Android dal Google playstore e Ios per Iphone. E’ proprio il caso di dirlo: #savethedate.

 

Da sinistra Francesco Schipa (CEO); Giovanni Zanichelli (COO) JustSelfie

Da sinistra Francesco Schipa (CEO); Giovanni Zanichelli (COO) JustSelfie

 

Una piattaforma two-sided-market di coupon che permetterà al cliente di scattarsi un selfie all’interno di un’attività commerciale in cambio dello sconto che l’esercente sarà disposto a offrire. La foto verrà condivisa attraverso l’app Just Selfie in uno o più social networks creando pubblicità virale per il commerciante. Il bisogno del cliente è quello di risparmiare; quello dell’esercente, invece, è di creare pubblicità al minor costo portando più persone all’interno della propria attività commerciale. “La nostra mission – spiega Francesco Schipa, CEO di JustSelfie – è aiutare le attività commerciali (ristoranti, pub, cinema, teatri, parrucchieri o centri estetici) vittime della crisi di questi ultimi anni. Un aiuto che si concretizzerà in clienti fidelizzati grazie a un meccanismo di cash-back spendibile all’interno dello stesso esercizio commerciale”.

L’aspetto social come vantaggio competitivo.
La foto che verrà condivisa dai clienti attraverso la piattaforma “JustSelfie” avrà in automatico la localizzazione del negozio permettendo, così, di far riconoscere visibilmente a tutti gli amici del cliente in quale locale si trova e, quindi, il logo. Inoltre la foto comparirà nella pagina Facebook del commerciante che si convertirà, quindi, in pubblicità gratuita.

Per saperne di più: www.justselfie.it

Antonella Oliva
Ufficio stampa Medhiartis

MulfariImbianchini 2.0, Diego: “Ho salvato l’azienda di famiglia grazie al web”

Il cartello indicava una sola strada: 2.0.
Diego e la sua famiglia, nonostante le prime reticenze di Felice, decidono di intraprenderla. Da lì, a diventare i primi imbianchini digitali d’Italia, il salto è davvero breve. Ma cominciamo con ordine.
E’ il 2011 quando Felice Mulfari, imbianchino professionista di Besana in Brianza, sta valutando se chiudere o meno l’attività. Un giorno, l’intuizione di suo figlio Diego, esperto di web marketing con laurea in Comunicazione di Massa e Nuovi media e laurea specialistica in Comunicazione ed Editoria Multimediale lo porta ad avventurarsi in un un nuovo percorso, per suo padre del tutto sconosciuto. Il viaggio che funziona percorre la strada del web: stimolante, innovativa ma, soprattutto, vincente.

Quando ho letto la tua storia ne sono rimasta affascinata.Ho apprezzato molto il coraggio e il desiderio di mettere al servizio della tua famiglia le competenze acquisite nel corso della formazione universitaria. MulfariImbianchini 2.0 è una bella storia; una di quelle che vanno raccontate e diffuse perché è un un racconto positivo e in continua evoluzione. Un esempio di come la creatività e la capacità dei giovani, nell’era digitale, possono essere d’aiuto alle vecchie e tradizionali generazioni. MulfariImbianchini 2.0, qual è l’incipit di questa storia? E’ come i “saperi antichi” uniti alle nuove tecnologie siano, secondo me e mio padre, il presente e il futuro della piccola e media impresa italiana”. Grazie al nostro progetto da veri imbianchini digitali, ci siamo accorti come il futuro delle imprese italiane non passi solo attraverso le startup, ma soprattutto attraverso le imprese innovative. Bisogna innovare non solo sui prodotti, ma anche sui processi di acquisizione clienti. E noi facciamo proprio questo.

L’azienda di famiglia è passata da “offline” a “online”: quali strumenti utilizzate per comunicare e come lo fate? Abbiamo creato un vero e proprio sistema di vendita, che attraverso i social network (Facebook tra tutti) ed email mirate cerchiamo di sedurre i potenziali clienti che arrivano dal Web a scegliere mulfarimbianchino.com come partner per tinteggiare i loro appartamenti. Ovviamente abbiamo anche un sito web  (www.mulfarimbianchino.it) e utilizziamo i portali di lead generation (come habitissimo.it) per generare sempre nuovi prospect.

Questa “cambio di rotta” verso nuovi mondi digitali sta portando a dei risultati concreti in termini di fatturato? E, se sì, puoi illustrarci dei numeri? Il progetto ha generato oltre 150 clienti dal gennaio 2012 data di apertura del nostro blog www.mulfarimbianchino.com  con un aumento
del fatturato del 10% di anno in anno. Un crescendo lento ma costante, un risultato ottenuto anche grazie alla crescita degli utenti di Internet e all’educazione al nostro servizio che abbiamo fatto in maniera sistematica, attraverso i nostri canali web (una tra tutti email marketing).

Sono curiosa di sapere come tuo padre, il caro Felice, ha accolto questa tua “ondata” di innovazione. La contaminazione, se così vogliamo chiamarla, è stata semplice e di facile digestione o, al contrario, di difficile comprensione iniziale? All’ inizio, e non solo, il caro Felice era assolutamente refrattario al salto digitale: semplicemente non ci credeva. Non nascondo che gli scontri sono stati parecchi e anche non sempre “soft”: lui mi esortava a chiudere il “discorso Web” mentre io insistevo con una vision a lungo termine. Ci credevo veramente e mia madre ne ha fatto le spese, dovendo mediare al centro di questi due mondi, il passato e il futuro.

 

Da sinistra: Felice e Diego Mulfari. I nostri imbianchini digitali 2.0.

Da sinistra: Felice e Diego Mulfari. I nostri imbianchini digitali 2.0.

Coniughiamoci al futuro. La tua storia è in continua evoluzione. Programmi a breve e lungo termine? Dopo cinque anni di duro lavoro, l’azienda di mio padre è stata ormai da me automatizzata, quindi si può dire che cammina sulle sue gambe. Dal canto mio mi occupo di aiutare altri artigiani e commercianti che richiedono la consulenza per ricalcare il successo della nostra storia. Su lungo termine vorrei essere sempre di più un punto di riferimento per la rinascita economica degli artigiani e piccoli professionisti in questo Paese: niente per me è più gratificante che dare una mano a chi ne ha bisogno, e la mia attività di marketer mi permette di generare costantemente valore nell’ economia reale.

In conclusione. Vorrei che questa tua esperienza desse un segnale positivo a tutte le persone che possono vedere in te e nella tua attività uno stimolo positivo a reagire nonostante le difficoltà occupazionali del momento. Qual è il consiglio che vuoi dare a tutte le persone che ti stanno leggendo? Il primo consiglio che voglio dare è di affidarsi, per lo meno inizialmente, a un professionista del marketing scientifico e non ai creativi dell’ultima ora. Fate in modo di creare business che abbiano le gambe, siano diversificati dalla concorrenza e lavorate sui numeri. Fate gli imprenditori, insomma, e imparate ad educare i vostri clienti al vostro prodotto o servizio. Create aziende scalabili e automatizzate e godetevi la vita!

Diego saluta gli amici di Medhiartis: GUARDA IL VIDEO!

Antonella Oliva
Ufficio stampa Medhiartis

 

L’avvocato è sempre più “social”

La notizia è recente ed è stata pubblicata da Italia Oggi Sette.
Il Consiglio nazionale Forense si è adeguato agli evidenti cambiamenti in tema di comunicazione e marketing modificando l’articolo 35 del codice deontologico per una corretta informazione con l’apertura della comunicazione agli strumenti social: Linkedin, Facebook, Twitter, Instagram.

E’ arrivato il momento che anche gli studi legali valorizzino questa opportunità di comunicazione e networking in chiave di posizionamento e business development attraverso un approccio efficace, di medio periodo e soprattutto pensato. Non si può rimanere inermi davanti al cambiamento. Bisogna differenziarsi.

Una variabile determinante per il successo di campagne di comunicazione social è il tempo e la disponibilità delle risorse professionali. Il problema generale è la mancanza di tempo: i social necessitano di una figura dedicata per poter studiare ed esplorare le possibilità offerte.

Medhiartis con il “Servizio di Ufficio stampa e gestione social” segue, contemporaneamente, tutta la gestione dei social network per promuovere qualsiasi tipo di realtà: si tratti di attività commerciali o, per l’appunto, di studi professionali.

Un supporto che prevede un aggiornamento costante e quotidiano.

Avvocati e studi legali sempre più social

Avvocati e studi legali sempre più social

 

Ufficio stampa Medhiartis

comunicazione@medhiartis.com

Seguiteci anche su tutti i nostri canali social: Facebook, Twitter, Instagram.

www.medhiartis.com

“Bologna di ieri e di oggi” in scena a Zola Predosa, Pancaldi: “Omaggio a Simona Selvini”

ZOLA PREDOSA – Poliedrica e dalle infinite sfumature: questa è la Bologna che è andata in scena, venerdì sera, all’Auditorium “Spazio Binario” di Zola Predosa.
Bella, anzi bellissima. Bologna si è raccontata e lo ha fatto attraverso la storia, la musica e l’arte: trilogia di una grande città che ha avuto il piacere di accogliere personalità prestigiose come Pier Paolo Pasolini, Roberto Roversi, il grande commediografo Alfredo Testoni. E non solo. Come non annoverare il trio Lescano, Dalla e Guccini.

Silvia Parma ed Ettore Pancaldi grazie agli “interventi musicali” di William Manera hanno cantato una città messa in ginocchio dalla seconda guerra mondiale, priva di speranza e di dignità: le reti dei servizi gravemente danneggiate, la maggior parte delle aziende rase al suolo e gli edifici completamente distrutti. Figli strappati egoisticamente, poco più che ventenni, dalle braccia delle proprie madri.

Nel corso dello spettacolo, improvvisamente, un’immagine campeggia grande a tutto schermo. La città si sveglia e rinasce a nuova vita sotto una luce diversa. Anche il ritmo cambia. Le musiche si addolciscono e raccontano una nuova epoca. E’ l’insolito accostamento a rendere la visione così emozionante e, per certi versi, surreale: è l’anno 1945. L’immagine che decreta la liberazione della città ritrae i carri armati degli alleati in piazza Maggiore. Di fronte, a benedire questo momento storico, la maestosa basilica di San Petronio.

Silvia Parma, Ettore Pancaldi e William Manera in "Bologna di ieri e di oggi"

Silvia Parma, Ettore Pancaldi e William Manera in “Bologna di ieri e di oggi”

 

FROTO3

Silvia Parma, quando è nato questo spettacolo?

Questo spettacolo teatrale è nato nel 2012 per il teatro degli Alemanni di Bologna, in realtà. Inizialmente era molto più complesso poi, nel corso del tempo, lo abbiamo riadattato e “cucito” su misura per me, Ettore Pancaldi e William Manera, bravissimo musicista.

Lei, bolognese doc, se dovesse descrivere la città di Bologna, quali aggettivi userebbe?

Bologna è forte, indomita, smemorata (spesso dimentica la sua storia e la propria identità, ahimè) e versatile.

Qual è, secondo lei, la canzone più rappresentativa della città?

Sicuramente “Bella ciao”.

Il signor Pancaldi ha definito lo spettacolo “Un omaggio a Simona Selvini”, vero motore di Spazio Binario, nonostante le difficoltà che oggi, purtroppo, il settore cultura subisce a causa dei dannosi tagli.

Simona non è soltanto un’amica. E’ molto di più. E’ una bravissima attrice e un’artista profondamente consapevole. L’arte quando è ben fatta porta a due obiettivi importantissimi: il divertimento e la presa di coscienza che si trasforma in forte autocritica.

L’arte è aggregazione, comunicazione; scambio e dialogo condiviso.

Antonella Oliva
Ufficio stampa Medhiartis

L’agricoltura si veste 2.0: l’esperienza di Marco Giulianelli, da giornalista a imprenditore agricolo

Agricoltori sempre più giovani e sempre più hi-tech.
Droni, sensori, mappe in 3D per un’attività orientata al 2.0.
Sono i contadini del futuro e molto diversi dai loro predecessori.
Vogliono sapere tutto di droni, sfruttando l’e-commerce e, se le condizioni lo permettono, puntano anche sul turismo. Che gli agricoltori italiani fossero sempre più hi-tech lo ha dimostrato un recente studio di Image Line (azienda specializzata nei servizi informatici per le aziende agricole) e Nomisma, secondo cui il 61% di loro utilizza quotidianamente Internet.

Agricoltori che gestiscono la propria pagina web, contadini che sono interessati ai droni; smartphone e tablet sempre a portata di mano per migliorare l’attività e per un feedback continuo con i clienti. Proprio questi obiettivi spingono il 20, 4% degli agricoltori ad avere un proprio sito web. Di questi, poi, il 26,4% consente al consumatore di acquistare prodotti online.

Scrivendo di agricoltura 2.0 il rimando è stato immediato: Marco.
Marco Giulianelli è un mio caro amico; il primo collega che ho conosciuto quando mi sono avvicinata alla professione. Mi scoccia ammetterlo (scherzo, ovviamente) ma è un ragazzo speciale: in tutto quello che fa investe passione, caparbietà e cuore.
Ho avuto il piacere di intervistarlo perché Marco, da qualche tempo a questa parte, ha cominciato una nuova “avventura” che si lega all’impegno per il lavoro e alla passione innata per la madre terra.

Marco con Laura, sua compagna e futura moglie

Marco con Laura, sua compagna e futura moglie

 

Da giornalista ad agricoltore. Un cambiamento coraggioso e, probabilmente, inaspettato. Puoi raccontarci la tua esperienza?

“Se dovessi dare il nome a questa esperienza, la chiamerei Laura. E’ il nome della mia compagna che ad agosto sarà mia moglie. L’azienda è della sua famiglia e un bel giorno ci siamo trovati di fronte a un bivio: chiudere (causa pensione) e mandare in malora tutto quello che suo nonno, in anni e anni di fatiche, aveva costruito; oppure rilevarla e portarla avanti noi. Abbiamo scelto questa seconda opzione e siamo partiti. Io ho fatto sempre il giornalista, ma sin da bambino la campagna e l’agricoltura mi hanno appassionato. Passione che coltivavo insieme a mio padre, anche se come semplice hobby, che ho avuto la fortuna di trasformare in lavoro.

Ti consideri un agricoltore vecchio stampo oppure sei un affiliato dell’irrefrenabile ondata del 2.0?

“L’azienda che abbiamo è sicuramente vecchio stampo, ma il nostro obiettivo è quello di renderla presto 2.0. Sia sul piano delle lavorazioni con le adozioni di nuove tecnologie; ma soprattutto sul piano comunicativo. Il “vecchio stampo” non è più sostenibile. Ho sempre affermato che il futuro dell’agricoltura italiana e delle sue aziende sia quello svolgere in house tutta la filiera del prodotto: dalla produzione alla commercializzazione e, proprio in questa ottica, voglio fare tesoro dei miei studi universitari e le esperienze lavorative fatte in ambito comunicativo”.

Pensi sia più stimolante, con il senno di poi, la tastiera del computer o la macchina agricola?
“La mia decisione mi impone di dire la seconda! Scherzo naturalmente. Il lavoro giornalistico rimane sempre una mia passione che continuo a svolgere, collaborando con il giornale per cui ho sempre scritto. Però, stare a contatto con la natura, gli animali e, soprattutto, lavorare con i macchinari agricoli non ha paragoni. Quando ero piccolo dicevo sempre: “Ma non potevo nascere figlio di un agricoltore, invece che di un insegnate?” Alla fine è come se questo desiderio si fosse avverato e non posso che esserne contento”.

Qual è il consiglio che daresti a tutti i giovani imprenditori agricoli, i cosiddetti contadini del futuro, che si stanno affacciando a questo nuovo mercato?
In molti stanno riscoprendo l’agricoltura e due sono i motivi: passione e, soprattutto, necessità dovuta alla carenza di lavoro che c’è nel nostro Paese. Quello che posso consigliare loro è di dedicarcisi anima e corpo, ma solo se hanno realmente passione. Non è un lavoro per tutti, come molti pensano, perché ci vuole una dote particolare, che non tutti hanno: la propensione a fare grossi sacrifici. A maggior ragione, se si opta, come è il nostro caso, per gli allevamenti. Gli animali ti regalano tante soddisfazioni, ma hanno bisogno di molte attenzioni.
Giorni festivi compresi.

Se dovessi descrivere questa nuova avventura con un #hashtag quale utilizzeresti?
Un banale, ma sempre valido: #SoloCoseBuone

Antonella Oliva
Ufficio stampa Medhiartis

Medhiartis e la comunicazione digitale

Comunicazione digitale.
Una recente indagine di DLC e CIDM, “Following the Trends – Is your content ready?” ha indagato su come la comunicazione digitale impatti sull’industria della comunicazione tecnica. Social media, piattaforme online e mobile incidono molto.

Medhiartis si adegua al cambiamento e investe sulla comunicazione digitale.
L’indagine ha messo in risalto che le richieste dei clienti vanno nella direzione di contenuti distribuiti su mobile, in formato video e audio con forma di assistenza embedded, con animazione e grafica 3D.

Medhiartis e la comunicazione digitale

Medhiartis e la comunicazione digitale

Un campione di 438 figure professionali tra manager, editori, writers del settore della comunicazione tecnica. Il 69% degli intervistati ha affermato che il contenuto viene diffuso in html; nel 2013 era il 19%, quindi un passo avanti notevole. Il 60% degli intervistati ha dichiarato che i clienti ormai richiedono contenuti su nuove piattaforme e attraverso nuove modalità di fruizione; i clienti, quindi, gradiscono un maggiore supporto via mobile ma, da questo punto di vista, non si è ancora pronti a tutto. C’è bisogno di tempo: comprendere esattamente i cambiamenti e adattarsi ad essi.

Le aziende smart, di settore, nel 51% dei casi afferma di voler iniziare un processo in questa direzione, in-house, e solo il 5,8% decide di darlo completamente in outsourcing.
Senza dimenticare che il 48,3% comunque evidenzia l’esigenza di avere uno staff di persone più adeguato ai compiti.

Medhiartis, come annoverato precedentemente, sta lavorando in questa direzione: innovazione e comunicazione digitale.

Voi cosa ne pensate?
Scrivete a comunicazione@medhiartis.com saremo lieti di pubblicare anche le vostre riflessioni!
www.medhiartis.com

Internazionalizzazione, pubblicato un nuovo bando per le imprese dell’Emilia Romagna

Internazionalizzazione. Un bando redatto per sostenere e incoraggiare le aziende che esercitano un’attività industriale di produzione di beni e servizi, con un fatturato superiore ai 700.000 euro, con sede in Emilia Romagna. Il bando POR FESR 2014-2020 Emilia Romagna è stato elaborato per sostenere lo sviluppo export di imprese non esportatrici.

 

Internazionalizzazione

Internazionalizzazione

Per favorire l’internazionalizzazione delle imprese saranno finanziate le seguenti attività:
stesura del piano export;
servizi di consulenza prestati da consulenti esterni per la ricerca di partner commerciali, industriali, agenti, buyers;
temporary export manager prestati da consulenti;
certificazioni per l’export;
spese per la partecipazione a fiere internazionali e meeting di affari;
predisposizione o revisione del sito aziendale in lingua straniera ed elaborazione di piani di web marketing;
spese per la produzione di materiali promozionali in lingua straniera;

Medhiartis può supportarvi nella realizzazione, o revisione, del vostro sito aziendale e renderlo multilingua. Inoltre siamo in grado di redigere, e progettare graficamente, materiale per eventi fieristici nazionali e internazionali.

I contributi che la Regione Emilia Romagna mette a disposizione delle imprese, grazie al bando, sono a fondo perduto nella misura massima del 50% delle spese ammissibili.
I progetti ammissibili devono avere un valore minimo di 50.000 euro (di cui 25.000 euro a carico dell’impresa e 25.000 euro messi a disposizione dal bando a fondo perduto) e massimo 100.000 euro ( di cui 50.000 euro a carico dell’impresa e 50.000 messi a disposizione del bando a fondo perduto).
I progetti finanziati grazie al bando devono terminare entro 18 mesi dalla data di concessione del contributo.
Se interessati le domande di partecipazione dovranno essere presentate entro, e non oltre, martedì 15 marzo 2016.

Ufficio stampa Medhiartis

Medhiartis entra a far parte della grande famiglia di Liberex.net

“Un caffè,per piacere”.
“Un liberex, grazie”.

Questo è il nuovo modo di pensare l’ economia locale.
Liberex è una moneta complementare pensata per creare un circuito economico locale “basato sulla relazione”.
Liberex è la diretta filiazione di Sardex, il circuito di credito nato nel 2009 in Sardegna, diventato caso di studio a livello europeo e, a sua volta, ispirato all’anziana Wir, moneta che in Svizzera circola da 80 anni.

Grande festa, la settimana scorsa, in casa Liberex di via Barberia, per il primo milione di transato. Avete capito bene, 1.000.000 di liberex. 

Anche Medhiartis è entrata a far parte di questa grande e collaborativa famiglia. Incontri e riflessioni interessanti da condividere insieme. Numerose strette di mano con la promessa, e l’entusiasmo, di contribuire allo sviluppo dell’economia locale.

Franco Contu, direttore commerciale di Liberex e socio fondatore di Sardex: “Stiamo crescendo in maniera virtuosa. In un anno e mezzo abbiamo coinvolto, in Emilia Romagna, oltre 100 aziende. Siamo orgogliosi di comunicarvi che siamo arrivati al primo milione di transato (con circa 1.000 transazioni). Abbiamo elaborato un progetto che ora è diventato realtà; uno strumento che funziona. La relazione fiduciaria è fondamentale. Il valore di stare insieme ci permette di immetterci nel mercato dove la cooperazione e la competizione sono valori veri e non di facciata”.

Fare rete, stare insieme e contribuire a un’economia collaborativa.
Merito di Liberex.

Ufficio stampa Medhiartis